La proteina C reattiva (PCR) è un indice di infiammazione; come tale, le sue concentrazioni nel sangue aumentano in presenza di processi flogistici di varia natura. La PCR viene prodotta principalmente a livello epatico, in risposta a stimoli quali agenti nocivi, microrganismi patogeni e immunocomplessi, ma anche in seguito a traumi.
Dal punto di vista funzionale, la proteina C reattiva è molto simile alle immunoglobuline di classe G (IgG), sostanze che si attivano per svolgere un'azione di difesa dell'organismo. A differenza di queste, però, la proteina C reattiva non è diretta specificamente contro un determinato antigene. In particolare, la proteina C reattiva, prodotta dal fegato, fa parte di quel gruppo di molecole dette “proteine di fase acuta”, che vengono sintetizzate nell’organismo ed entrano nel circolo sanguigno in prima battuta durante processi infiammatori di varia origine.
Misurazione e Interpretazione della PCR
Per verificare se nel nostro organismo è in corso un’infiammazione è possibile eseguire alcuni test; la presenza della proteina C-reattiva nel sangue periferico, per esempio, può essere un indice importante di infiammazione. Il dosaggio della proteina C reattiva è una semplice analisi di laboratorio, che viene effettuata con un prelievo di sangue. Si tratta dunque di un esame di controllo poco invasivo e del tutto indolore, attuabile con strumenti comuni anche nel contesto di una semplice visita medica.
Prima di sottoporsi all'esame, il paziente deve osservare un digiuno di almeno 8-10 ore, durante le quali è ammessa l'assunzione di una modica quantità di acqua. Inoltre, occorre essere in posizione eretta da almeno 30 minuti.
I livelli della proteina C-reattiva consentono di confermare o escludere la presenza di un’infiammazione, ma non possono indicare dove questa sia collocata. Se la causa dell’infiammazione è nota, come una malattia autoimmune caratterizzata da infiammazione cronica, misurare la proteina C-reattiva potrebbe essere utile per valutare la fase di riacutizzazione o di quiete della patologia, verificando se la terapia stia funzionando in maniera adeguata o meno e dunque ridefinirla, se necessario.
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Nelle persone sane, il valore medio della proteina C reattiva è compreso tra 0,5 mg/l e 10 mg/l, con una variabilità che dipende dall'età e dal sesso del paziente. Di norma, la proteina C-reattiva (PCR) è presente nel sangue in concentrazioni molto basse, inferiori a 8 milligrammi/litro (mg/l).
Fattori che Influenzano i Livelli di PCR
L'aumento della proteina C reattiva si verifica in caso di malattie reumatologiche, infezioni batteriche e traumi. Un aumento della proteina C reattiva, dal momento che può essere associato a tante condizioni patologiche diverse, non è mai accompagnato da sintomi tipici: i disturbi più comuni in presenza di uno stato infiammatorio sono sicuramente il dolore e la febbre, ma a seconda della malattia di base anche questi possono sussistere o meno ed essere di entità molto variabile.
La concentrazione di PCR può essere aumentata negli stadi più avanzati della gravidanza, così come durante la terapia sostitutiva ormonale (es. estrogeni). Inoltre, la condizione di obesità del paziente può influenzare i livelli di PCR.
PCR e Infezioni
La sua concentrazione nel sangue, che aumenta rapidamente in risposta a infezioni provocate da batteri, funghi, virus, protozoi o elminti oppure in concomitanza con processi patologici di altra natura, rappresenta quindi la spia di un’infiammazione in atto. In seguito all’innesco dei meccanismi di difesa immunitaria e della reazione infiammatoria connessa, il livello della proteina C reattiva nel sangue, normalmente molto basso, sale in tempi rapidissimi (poche ore), raggiungendo il picco massimo in due giorni.
Livelli aumentati di proteina C reattiva sono stati riscontrati nel sangue di pazienti affetti da influenza aviaria H7N9. Per quanto rigarda l'influenza H1N1, invece, la PCR risulta significativamente elevata nelle presentazioni più gravi. L'incremento della proteina C reattiva è stato segnalato tra le caratteristiche cliniche dell'infezione da nuovo Coronavirus (COVID-19).
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PCR e Rischio Cardiovascolare
Di recente, un valore di proteina C reattiva cronicamente elevato è stato correlato a un aumento del rischio cardiovascolare. L'infiammazione endoteliale (l'endotelio è un particolare tessuto che riveste la superficie interna dei vasi sanguigni) è uno dei fattori principali che partecipano al processo di aterogenesi. Di conseguenza, elevati livelli basali di proteina C reattiva sono correlati a un maggior rischio di coronaropatie ed infarto miocardico. In uno studio, un livello basale di PRC superiore a 2,4 mg/L è risultato aumentare di due volte il rischio di coronaropatie rispetto a un livello inferiore a 1 mg/L.
Valutazione Clinica e Ulteriori Indagini
Il medico prescrive la misurazione della proteina C reattiva (PCR) nel sangue quando sospetta che il paziente abbia un'infiammazione acuta, come un'infezione batterica o fungina, una patologia autoimmune (es. lupus eritematoso sistemico o vasculiti), una malattia infiammatoria intestinale (es. Dopo aver valutato i risultati, il medico può orientarsi meglio e consigliare altre indagini di approfondimento.
I livelli di proteina C reattiva non sono specifici per la diagnosi di malattia, ma servono a valutarne la gravità e l'evoluzione quando essa è già stata diagnosticata, a prescrivere esami più approfonditi per indagarne le origini o a valutare l'efficacia della terapia adottata.
Se i valori della PCR risultano bassi, significa che un disturbo apparentemente associato a un'infiammazione, in realtà non lo è. La causa dei sintomi è, dunque, da ricercarsi altrove.
La PCR è correlata a un altro esame usato per valutare uno stato infiammatorio: il test della velocità di sedimentazione dei globuli rossi (VES). A differenza di quest'ultimo parametro, però, la proteina C reattiva aumenta e diminuisce più rapidamente. I due esami possono avere indicazioni diverse, ma possono anche rivestire ruoli complementari sia tra loro sia rispetto ad altre indagini diagnostiche.
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Come si vede, dunque, avere la proteina C reattiva alta costituisce un segnale, seppure aspecifico e non sempre chiaro, di una possibile infiammazione. Nel caso delle infezioni, tuttavia, l’entità dell’innalzamento della proteina C reattiva è influenzata anche dalla causa specifica: le infezioni di origine virale si associano in genere a valori più bassi di quelli che accompagnano le infezioni batteriche.
Poiché in questi casi l’incremento della proteina C reattiva è inferiore a quello che si riscontra in concomitanza con infezioni e malattie infiammatorie, negli ultimi anni stato messo a punto un test “ad alta sensibilità” (HS-CRP, High Sensivity C-reactive protein) capace di dosarla accuratamente in un intervallo compreso tra 0,5 e 15 mg/L.
Analoghe considerazioni possono essere fatte riguardo all’utilizzo del test come marcatore tumorale: essendo la patologia neoplastica spesso associata all’attivazione di processi infiammatori, nei soggetti affetti da alcuni tipi di cancro si riscontra in genere un rialzo dei livelli basali della proteina, di entità simile a quelli tipici della malattia cardiovascolare.
Una quantità elevata o crescente di PCR nel sangue suggerisce la presenza di un'infezione o di un’infiammazione improvvisa e rapida (acuta) in corso ma non aiuta a identificare l’organo, o gli organi, interessati o la condizione che la causi. Se il livello di PCR è superiore alla norma spetta al medico curante indagarne le cause.
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