Tra le diete in voga per un dimagrimento rapido, ecco che arriva anche la dieta metabolica che promette, come le sorelle, strepitosi risultati in poco tempo. La dieta metabolica è un regime alimentare per la perdita di peso con l'obiettivo di far dimagrire attivando il metabolismo. Prevede un cambiamento delle abitudini alimentari per un tempo limitato, dopo il quale il corpo risulterebbe rieducato a bruciare più calorie tanto da far ottenere un calo di peso ma mantenendo la massa magra.
Cos'è la Dieta Metabolica?
La differenza, però, rispetto alle altre diete iperproteiche riguarda i carboidrati, di cui non si danno consigli sulle quantità da assumere, ma si fa affidamento all’autoregolazione in base alle necessità di ogni individuo. Essa consiste in una fase di scarico, che dura 12 giorni, dove si mangiano pochi carboidrati ma molti grassi, e una fase di carico che dura invece 2 giorni, dove si mangiano parecchi carboidrati. Il tutto da ripetere al massimo due volte per 28 giorni in tutto.
Capita la dose minima di carboidrati necessaria al proprio organismo per bruciare i grassi, si passa alla vera e propria dieta metabolica, dove bisogna fare in modo che il corpo non perda questa preziosa informazione. Sono consigliati 5 pasti giornalieri, i 3 principali più 2 spuntini, per tenere attivo il metabolismo. Per la piccola dose di carboidrati ammessa, invece, è preferibile scegliere tra cereali, biscotti o fette biscottate tutti integrali e senza zuccheri. La frutta è concessa saltuariamente e in piccolissime quantità.
Ancora una volta si parla di una dieta che non segue i dettami di un regime alimentare equilibrato dal punto di vista nutrizionale. È vero, lavorare sulla massa magra e attivare il metabolismo sono sicuramente due cose positive per intervenire sugli inestetismi della cellulite, ma bisogna sempre mettere sul bilancino quello che si va a rischiare con una dieta non controllata. A prescindere dall'impressione di "scientificità" che può dare a primo acchito, sul piano medico, la dieta metabolica non viene considerata una terapia alimentare.
Cimentarsi nella dieta metabolica non è affatto semplice.
Leggi anche: Comprendere le Calorie: Attive e Totali
- Instaurazione delle low-carb (circa 30 g CHO tot) e valutazione: fase che dura circa 12 giorni e serve a comprendere quanto elevata sia l'attitudine personale a questo sistema nel medio termine.
- Ricarica: al 13° giorno, e con cadenza settimanale, si applica una fase di ricarica della durata di 12-48 ore (che rimpinguerà le scorte di glicogeno muscolare ed epatico), nella quale la dieta risulterà ricchissima di carboidrati; la ripartizione è la seguente: 25-40% grassi, 15-30% di proteine, 35-55% di carboidrati.
Se organizzata instaurando un bilancio calorico negativo, la dieta metabolica fa certamente dimagrire. Quanto? Dipende esclusivamente dal bilancio calorico impostato. Ad ogni taglio di circa 7000 kcal rispetto al fabbisogno corrisponde un dimagrimento di pressappoco 1 kg di adipe. Se, ad esempio, togliamo 350 kcal al giorno: 7000 : 350 = 20. Dipende da come la si imposta.
Diversi tessuti sono in grado di usare i corpi chetonici per produrre energia, ma non in sostituzione del glucosio. Ciò non significa, tuttavia, che non abbiamo degli effetti paralleli. Abbiamo detto che gli acidi grassi sono totalmente chetogenici, mentre le proteine hanno un effetto promiscuo - nel senso che alcuni amminoacidi sono chetogenici e altri glucogenici. La proporzione tra lipidi e proteine può quindi fare molta differenza.
Inoltre, a parità di taglio calorico, incide moltissimo anche il livello di attività motoria. Nel senso che, a meno che l'intensità sia bassissima o che i muscoli abbiano un'efficienza super-elevata, muovendosi si consuma prevalentemente glucosio (da glicogeno muscolare). Diverso potrebbe essere nei soggetti sedentari malnutriti a livello proteico.
Chi va incontro a queste conseguenze tuttavia, è generalmente capace di "correggere il tiro", oppure di interrompere la dieta metabolica in tempo. Un altro vantaggio è "l'elasticità", con la possibilità di auto-regolarsi. La bassa percentuale di CHO è "fattibile" per chi si muove poco o, al limite, per chi pratica solo sport di forza pura.
L'attività motoria dovrà essere ridimensionata, ovvero ridotta all'osso inizialmente - meglio se concentrata sulla muscolazione - e potrà essere gestita in seguito, dopo aver preso confidenza con la dieta metabolica. Quasi sempre, tagliando le fonti principali di glucidi si ottiene anche un dimezzamento dell'intake di fibre.
Leggi anche: Approfondimento: Nutrizione e alimentazione
È quindi sempre utile consultare un professionista dell'alimentazione, come un dietista o un dietologo o un nutrizionista - rigorosamente specializzato. Oggi scopriamo come funziona la dieta metabolica, uno dei primi approcci ciclici all’alimentazione, in cui si alternano giorni chetogenici a ricariche glucidiche.
L’essere umano ha due metabolismi principali che sfrutta per fini energetici: glucidico e lipidico. L’efficacia di tutti e due porta il corpo a stare in salute e a perdere correttamente il grasso corporeo quando c’è un deficit energetico. Nella dieta metabolica, il Dott. Di Pasquale (il suo fondatore), ha pensato di provare a sfruttarli al meglio tutti e due, alternando giorni in cui viene sfruttato di più uno o l’altro, per tenerli attivi e funzionanti.
- Fase 1: 2-3 settimane di dieta chetogenica pura, che insegna all’organismo a regolarsi ed a stabilizzarsi in chetosi.
- Fase 2: 48 ore di ricarica di carboidrati, con una prevalenza di carboidrati e proteine e pochi grassi.
Durante il periodo di scarico settimanale (da lunedì a venerdì) trova il quantitativo minimo di carboidrati con cui ti trovi bene. Parti da 30 g e se non ti trovi bene sali a 50-70 g fino ad un massimo di 100 g. Oltre i 100 g non parliamo più di un approccio chetogenico ma low carb e secondo la dieta metabolica l’ossidazione lipidica non è più agevolata.
- Durante il periodo di carico (da sabato a domenica) ascolta il tuo corpo per fare attenzione che i carboidrati non strabordino. Se vedi che l’aspetto fisico peggiora, la ricarica glucidica durerà anche solo 24-36 ore invece di 48.
- Personalizza l’approccio: Di Pasquale consiglia di adattare la dieta metabolica al soggetto. Se dopo 48 ore che non mangi carboidrati hai un calo di energie e di attenzione vigoroso, consiglia di inserire una mini ricarica di 12-24 ore il mercoledì.
Riportiamo qui quello che potrebbe essere il menù durante la settimana di metabolica. Nel piano del Dr Di Pasquale non si prevede di contare le calorie. Dal lunedì al venerdì basta scegliere un secondo con verdure a pranzo e cena, mentre nel weekend un primo.
- Il primo errore che compie di Pasquale è quello di incolpare i carboidrati di far ingrassare. È l‘eccesso calorico che ci fa aumentare di peso, infatti puoi dimagrire mangiando i carboidrati se la dieta è ipocalorica. Il principale vantaggio delle diete low carb è un miglior controllo dell’appetito (su alcuni soggetti), questo porta la persona a mangiare meno, assumendo così un introito energetico inferiore. Tuttavia ci sono diverse persone che, non contando le calorie, con la dieta metabolica ingrassano.
- Il secondo errore è quello di aspettare 5 giorni per riassumere carboidrati. Un lasso di tempo troppo lungo per riabituarsi correttamente ai carboidrati (a livello enzimatico). Dopo 72 ore l’organismo inizia a risentire della mancanza di zuccheri, soprattutto se ti alleni. Anche in chi si abitua aumenta lo stress ed il cortisolo, sacrificando la leptina, uno degli ormoni cardine del nostro metabolismo.
- Il terzo errore riguarda l’approccio senza contare calorie e macronutrienti della dieta metabolica. Dott.
Cos'è la Dieta Chetogenica?
Sempre di più si parla della dieta chetogenica, e spesso vi è molta confusione a riguardo. Molti la confondono con la dieta Dukan o con una dieta iperproteica, altri credono sia il male assoluto…facciamo un po’ di chiarezza. La dieta chetogenica è un regime alimentare che riduce in modo drastico i carboidrati, aumentando di contro le proteine e soprattutto i grassi. Lo scopo principale di questo sbilanciamento delle proporzioni dei macronutrienti nella dieta è costringere l’organismo a utilizzare i grassi come fonte di energia.
Leggi anche: Guida Amminoacidi/Proteine
In presenza di carboidrati, infatti, tutte le cellule ne utilizzano l’energia per svolgere le loro attività. Ma se questi vengono ridotti a un livello sufficientemente basso esse cominciano a utilizzare i grassi, tutte tranne le cellule nervose che non hanno la capacità di farlo. Si avvia quindi un processo chiamato chetosi, perché porta alla formazione di molecole chiamate corpi chetonici, questa volta utilizzabili dal cervello.
La chetosi è una condizione tossica per l’organismo, che provvede allo smaltimento dei corpi chetonici attraverso la via renale. Diversa è la condizione patologica dell’acidosi metabolica, per esempio nel caso di una complicazione del diabete di tipo 1 in cui si arriva all’accumulo dei corpi chetonici che danno all’alito il caratteristico odore di acetone. Nei bambini la chetosi si può manifestare in presenza di febbre alta o forte stress emotivo.
Questo tipo di alimentazione ha un grande impatto sull’organismo, tanto che nasce in origine come dieta consigliata per ridurre le crisi epilettiche nei pazienti che non rispondevano ai farmaci, soprattutto nei bambini. Oggi il successo della dieta chetogenica è legato soprattutto alla sua efficacia nel ridurre il peso, ma è importante sottolineare che non si tratta di un regime semplice da seguire. Basta infatti «sgarrare» anche di poco in termini di carboidrati per indurre l’organismo a bloccare la chetosi e a utilizzare di nuovo la sua fonte energetica preferita: gli zuccheri.
Chi ha seguito questa dieta - che in genere viene proposta per periodi brevi, di poche settimane - dichiara di avere una grande energia una volta raggiunto lo stato di chetosi. Ma i giorni che precedono questo evento sono caratterizzati a volte da nausea, stitichezza, stanchezza e difficoltà respiratorie. Durante gli stati di basso apporto di carboidrati nella dieta, i livelli di insulina rimangono bassi e avviene la chetogenesi.
Normalmente in una tipica dieta chetogenica non c’è un aumento della quantità di proteine assunte. La dieta chetogenica prevede generalmente un’alimentazione ipocalorica costituita dal 70% di grassi, dal 30% di proteine e da carboidrati presenti in minime quantità. In particolare quest’ultimo aspetto sembra essere molto importante.
Infatti l’alimentazione odierna ci ha resi dipendenti dagli zuccheri ed ha disabituato il nostro corpo all’utilizzo dei grassi per fini energetici (come già ne abbiamo parlato in questo articolo). La dieta chetogenica può avere una durata variabile, ma tendenzialmente il periodo è breve non supera le 3 settimane. Successivamente a questo periodo bisogna reintrodurre i carboidrati lentamente preferendo inizialmente i carboidrati con un basso indice glicemico.
Sempre maggiori sono le evidenze scientifiche che dimostrano come una dieta chetogenica possa giovare al nostro corpo sia a livello di flessibilità metabolica che per la sindrome metabolica ma soprattutto in alcune patologie a carico del SNC come ad esempio l’emicrania a grappolo e l’epilessia farmaco resistente. Per flessibilità metabolica si intende la capacità di un corpo di adattarsi ai cambiamenti calorici. Per sindrome metabolica invece si intende una condizione clinica caratterizzata da alti livelli di trigliceridi, di colesterolo e spesso da insulino resistenza. Per quanto concerne l’emicrania a grappolo e l’epilessia farmaco-resistente la letteratura riporta dei risultati straordinari.
Innanzitutto la dieta chetogenica in alcune situazioni particolari, come, ad esempio, lo stress surrenalico e il diabete di tipo 1, può risultare estremamente dannosa. Inoltre, è una dieta particolarmente impegnativa e difficile da seguire. Infatti, non tutti sono in grado di gestire, per un periodo di circa tre settimane, la totale assenza di carboidrati dalla propria dieta.
A differenza delle altre diete, la dieta chetogenica non ammette eccezioni: anche la sola assunzione di pochi grammi di carboidrati porta immediatamente il corpo ad uscire dallo stato di chetosi. Una persona che non riesce a rispettare alla lettera il protocollo nutrizionale, non sarà in grado di entrare in chetosi efficientemente; alla fine uscirà affaticato da un piano nutrizionale ferreo e restrittivo, senza però averne ottenuto i benefici.
Il rischio di una dieta chetogenica è che se non viene seguita correttamente, se non avviene una corretta reintroduzione dei carboidrati e se non c’è un’educazione alimentare, vi sia un recupero del peso perso. Soprattutto quest’ultima questione è di fondamentale importanza. Generalmente le diete “spot”, quelle che ti fanno perdere tanti chili in poco tempo non si rivelano efficaci sul lungo termine.
Il motivo risiede nel fatto che, una volta raggiunto il peso desiderato, si ricomincia a mangiare “normalmente”, ossia come si faceva prima di intraprendere il percorso di dimagrimento. Non c’è nulla di più sbagliato, e pericoloso. La dieta chetogenica deve sempre essere inserita in un percorso di rieducazione alimentare.
La dieta chetogenica è dunque una dieta che presenta alcuni vantaggi importanti, ma comunque presenta delle limitazioni sulla fattibilità e sull’efficacia a lungo termine. L’inserimento di una dieta di questo tipo all’interno di un percorso più lungo, in cui si presta attenzione non solo alla riduzione del peso, ma anche alla rieducazione alimentare, in alcuni casi può essere vincente.
Dieta Chetogenica VLCKD
La dieta chetogenica a contenuto energetico molto basso (VLCKD, Very Low Calorie Ketogenic Diet) è un trattamento dietetico a scopo terapeutico, caratterizzato da un apporto calorico estremamente ridotto, una forte limitazione dei carboidrati (meno di 50 g al giorno), una restrizione dei grassi (10-15 g/die sotto forma di olio extravergine d’oliva) e un apporto normoproteico controllato, tra i 65 e i 90 grammi di proteine ad alto valore biologico.
Negli ultimi decenni, la dieta chetogenica VLCKD ha guadagnato un ruolo sempre più centrale nel trattamento non solo dell’obesità e del sovrappeso, ma anche di numerose patologie correlate. Non esiste attualmente un programma dietetico così approfonditamente studiato e supportato da una così ampia letteratura scientifica internazionale.
Principi Fisiologici della Dieta Chetogenica
I principi fisiologici alla base della dieta chetogenica sono relativamente semplici. Quando il glucosio introdotto con la dieta è presente in quantità sufficienti, esso rappresenta il substrato energetico preferenziale della maggior parte dei tessuti. Una dieta con un contenuto estremamente ridotto di zuccheri (tra i 30 e i 50 g/die) e grassi (circa 10-15 g di olio extravergine d’oliva) - come avviene nel protocollo chetogenico - determina una riduzione dei livelli di insulina e un aumento del glucagone.
Il primo elemento chiave è la limitazione dell’assunzione di carboidrati, che non deve superare i 50 g al giorno. Non bisogna temere che una simile restrizione possa causare ipoglicemia o ridurre la capacità di svolgere le attività quotidiane: i glucidi sono solo una delle tante fonti energetiche disponibili. La chetogenesi, in soggetti sani, non è pericolosa.
Il secondo pilastro è rappresentato dal corretto apporto di proteine ad elevato valore biologico. Il terzo aspetto cruciale è la limitazione dei grassi alimentari. Le fibre vegetali sono fondamentali per completare il senso di sazietà e per regolarizzare la funzione intestinale, prevenendo la stipsi.
Vantaggi della Dieta Chetogenica
La dieta chetogenica a contenuto energetico molto basso (Very Low Calorie Ketogenic Diet) ha assunto negli ultimi cinquant’anni un ruolo centrale nel trattamento dell’obesità e del sovrappeso, nonché nella gestione di numerose patologie associate. La produzione controllata dei corpi chetonici permette un dimagrimento fisiologico e senza difficoltà.
Uno dei principali ostacoli nelle diete tradizionali è la lentezza dei risultati. Molti pazienti apprezzano la possibilità di seguire la dieta anche fuori casa, senza pesare gli alimenti o stravolgere le proprie abitudini. Il raggiungimento degli obiettivi è strettamente legato al miglioramento della fiducia in sé stessi, con una riduzione del rischio di abbandono della dieta.
Un apporto mirato di proteine ad alto valore biologico garantisce la conservazione della massa magra, essenziale per il mantenimento del metabolismo basale. L’effetto ipoglucidico della dieta riduce la stimolazione insulinica. Le fibre collagene, principali componenti proteici della pelle, necessitano di aminoacidi specifici per il loro turnover.
Anche dal punto di vista psicologico la VLEKT presenta alcuni vantaggi che consentono una migliore tolleranza dello “stare a dieta”. La rapidità nella perdita di peso rafforza la motivazione ed evita quello scoraggiamento che spesso accompagna un dimagrimento lento e faticoso. L’assenza della fame non innesca il senso di deprivazione e non genera quel malessere che normalmente si accompagna alle restrizioni alimentari, sia sul piano fisico che su quello emotivo.
Nel corso della dieta non si registrano alterazioni dell’umore, anzi, compare una diffusa sensazione di benessere che contribuisce a mantenere l’equilibrio psico-emotivo, a rinforzare la fiducia in sé stessi e a sostenere la motivazione nel tempo. È prevista inoltre una fase di transizione, durante la quale si consolidano i risultati ottenuti e si rafforza l’abitudine al nuovo stile alimentare, offrendo al paziente la serenità di poter mantenere il peso raggiunto ...
Dieta e Sindrome Metabolica
Nella cura della sindrome metabolica è opportuno seguire una dieta specifica. La sindrome metabolica è una patologia silenziosa che, quando si manifesta, può compromettere il benessere psico-fisico di un individuo. La dieta per sindrome metabolica dovrebbe innanzitutto essere seguita sotto controllo medico.
La sindrome metabolica, infatti, è una condizione delicata che aumenta la possibilità di sviluppare patologie di carattere cardiovascolare e disfunzioni metaboliche. In assenza di sintomi specifici, l’attenzione deve essere posta su fattori come ipertensione, elevati trigliceridi nel sangue, resistenza all’insulina e grasso addominale. Maggiore è il numero di condizioni di cui si soffre e più alto sarà il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari e metaboliche. In particolare, in caso di resistenza all’insulina, il fegato non riesce più a svolgere la sua funzione di “regolazione metabolica”.
La dieta in caso di sindrome metabolica è una vera e propria cura. Tra sindrome metabolica e dieta esiste un legame diretto: il manifestarsi della sindrome è fortemente influenzato dall’alimentazione e dallo svolgimento di attività fisica. Scegliere una dieta per sindrome metabolica è fondamentale è fondamentale in presenza della patologia.
La dieta chetogenica si rivela una strategia nutrizionale vincente per chi è affetto da sindrome metabolica poiché, grazie alla perdita di peso, consente di apportare un miglioramento a tutti i parametri ematochimici e metabolici. La scelta della chetogenica come dieta per sindrome metabolica presenta anche il vantaggio di contrastare l'insulino-resistenza. Una dieta chetogenica, grazie alla controllata assunzione di zuccheri e ai corpi chetonici, riesce a “mettere a riposo” l’insulina.
La dieta per sindrome metabolica proposta da Penta è una chetogenica VLCKD (Very Low Calorie Ketogenic Diet). Si presenta come una valida strategia dietoterapica sia per la perdita di peso, sia come supporto in presenza di problematiche come la sindrome metabolica.
Con sindrome metabolica si intende un insieme di fattori che aumenta il rischio di malattie cardiache e altri problemi di salute, come il diabete e l'ictus. Circonferenza addominale superiore a 102 cm per gli uomini e 88 cm per le donne. Elevato livello di trigliceridi. Al contrario, non è possibile controllare altri fattori che possono giocare un ruolo nel causare la sindrome metabolica, come l'invecchiamento.
Le persone che hanno la sindrome metabolica hanno spesso altre due condizioni: una eccessiva coagulazione del sangue e un leggero, ma costante, stato infiammatorio. Questo comporta un approccio olistico comportamentale, di educazione, di aumento dell'attività fisica e modifica della dieta.
Solo il medico può diagnosticare la sindrome metabolica sulla base dei risultati di una visita e degli esami del sangue. I cambiamenti nello stile di vita sono la prima linea di trattamento. La dieta deve mirare al fabbisogno energetico del paziente, con una riduzione iniziale di 300-500 Kcal giornaliere in modo da consentire un dimagrimento graduale ma costante.
Tabella Comparativa: Dieta Metabolica vs. Dieta Chetogenica
| Caratteristica | Dieta Metabolica | Dieta Chetogenica |
|---|---|---|
| Carboidrati | Autoregolazione, fasi di scarico e carico | Molto bassi (meno di 50g al giorno) |
| Grassi | Elevati durante la fase di scarico | Elevati (circa 70% delle calorie) |
| Proteine | Moderate | Moderate (circa 30% delle calorie) |
| Fasi | Scarico (12 giorni), Carico (2 giorni) | Continua (generalmente breve, fino a 3 settimane) |
| Obiettivo | Attivare il metabolismo, bruciare calorie | Indurre la chetosi, utilizzare i grassi come energia |
| Controllo Medico | Consigliato | Essenziale, soprattutto per VLCKD |
| Flessibilità | Maggiore, con autoregolazione | Rigida, richiede aderenza stretta |
tags: #differenza #tra #dieta #metabolica #e #chetogenica